Santa Umanità.

La luce abbagliante filtra dalle fronde
e acceca la voglia che ho
di scoprirmi più vera e più nuova.
Troppo forte,
troppo luminosa,
troppo imbarazzante
da accogliere fiduciosa
come amica e compagna di viaggio
e di avventure.
Se c’è tanto silenzio,
non avverto il rumore che fanno
i miei pensieri
quando gridano a squarciagola
il disagio che sento
di non essere all’altezza di me.
La bontà divina mi interroga
ed io non so rispondere
a domande troppo profonde
che il mio ego sbeffeggia e respinge.
Mi sento una cacciatrice del divino,
ma a volte il mio cavallo è troppo
spaurito e stanco
e le frecce al mio arco
sono troppo poco affilate.
Allora mi infurio,
urlo forte il mio dolore
di anima giovane
nella propria ancestrale evoluzione.
Mi fermo, mi accolgo, mi ascolto.
Assaporo piano piano
un caffè caricato di energia
e la sento scorrere tutta dentro di me.
Voglio avere ragione sull’infinito,
ma dimentico
che l’infinito dimora in me.
Voglio accettare i buoni demoni,
ma non sempre li riconosco
da quelli cattivi.
Voglio riempirmi di luce angelica
e combattere con la mia spada luminosa
le banali e sfidanti battaglie della vita
che non sono nient’altro
che scalini ripidi e dissestati
che mi guidano verso
la vera essenza di me.
Diluvia.
Piovono gocce rosate di sangue,
di sacrificio,
di sofferenza
e di santa umanità.

Chiara.
5/1/2021.