La luce abbagliante filtra dalle fronde e acceca la voglia che ho di scoprirmi più vera e più nuova. Troppo forte, troppo luminosa, troppo imbarazzante da accogliere fiduciosa come amica e compagna di viaggio e di avventure. Se c’è tanto silenzio, non avverto il rumore che fanno i miei pensieri quando gridano a squarciagola il disagio che sento di non essere all’altezza di me. La bontà divina mi interroga ed io non so rispondere a domande troppo profonde che il mio ego sbeffeggia e respinge. Mi sento una cacciatrice del divino, ma a volte il mio cavallo è troppo spaurito e stanco e le frecce al mio arco sono troppo poco affilate. Allora mi infurio, urlo forte il mio dolore di anima giovane nella propria ancestrale evoluzione. Mi fermo, mi accolgo, mi ascolto. Assaporo piano piano un caffè caricato di energia e la sento scorrere tutta dentro di me. Voglio avere ragione sull’infinito, ma dimentico che l’infinito dimora in me. Voglio accettare i buoni demoni, ma non sempre li riconosco da quelli cattivi. Voglio riempirmi di luce angelica e combattere con la mia spada luminosa le banali e sfidanti battaglie della vita che non sono nient’altro che scalini ripidi e dissestati che mi guidano verso la vera essenza di me. Diluvia. Piovono gocce rosate di sangue, di sacrificio, di sofferenza e di santa umanità. Chiara. 5/1/2021.